Articolo di Claudio Ballicu
Serrature, Chiavi e chiavistelli :
Sono davvero sicuri ?
Una panoramica sui principali modelli di serrature e chiavi, dagli albori
ai nostri giorni, con un piccolo sguardo sul futuro, che è già quì.
Inoltre, descrizione di alcune tecniche usate
dai “soliti ignoti” per visitare le case altrui e consigli utili perché la
nostra non sia fra queste.
Come fabbricare una chiave falsa
Sfatiamo una leggenda metropolitana
Le chiavi non riproducibili o di alta sicurezza
Considerazioni finali e… ancora qualche consiglio
Breve storia della serratura
E’ decisamente vecchia, anzi
vecchissima, eppure i suoi anni se li porta magnificamente; sempre scattante,
robusta, sempre al passo con i tempi, pronta ad opporre un'inflessibile
resistenza a chi tentasse di... violarla.
Eppure quasi 3600 anni non sono uno
scherzo!
Stiamo parlando della serratura: da
quando l’uomo ha abbandonato le caverne e le palafitte per abitare qualcosa di
più confortevole, si è posto il problema di impedire l’accesso alla sua
proprietà agli estranei.
Correva l’anno 1600 avanti Cristo,
giorno più giorno meno e tale problema tormentava, probabilmente, anche il
faraone Antef V, della XVII dinastia, il quale, preoccupato forse dalla
penetrazione in Egitto di stirpi di popolazioni nomadi asiatiche dedite al furto
sistematico, un bel giorno incaricò il suo abile artigiano di corte di inventare
un congegno di chiusura per le porte delle sue stanze, tale che soltanto la Sua Regale
Persona potesse avere il mezzo per entrarvi.
L’incaricato si arrovellò non poco
le meningi, ma poi seppe coniugare abilmente la semplicità con una soluzione
davvero geniale.
Installò sulle regali porte un
chiavistello di legno e diede al suo sovrano un’apposita chiave fornita di
cavicchi, anch’essi lignei, tramite la quale soltanto, era possibile far
scorrere il meccanismo di chiusura.
Questa non è una storiella di
fantasia, infatti il congegno descritto è giunto fino ai nostri giorni ed è
conservato in un museo egizio.
Osservando il
disegno allegato all’articolo sarà facile capire il geniale
meccanismo di funzionamento.
Evidentemente i ladri non erano
pochi, nonostante che in quel tempo si praticasse il taglio della mano, quale
mezzo correttivo per i furfanti che venivano catturati.
Infatti da allora in poi la
serratura non ha mai smesso di essere via via perfezionata.
In epoca classica, verso il V secolo
avanti Cristo, si diffuse in Grecia una sorta di serratura costituita
essenzialmente da un paletto dotato di un foro atto ad accogliere, in un punto
della sua corsa, dei cavicchi scorrevoli per liberare i quali occorreva far uso
di una chiave detta “laconica” fornita di tanti denti quanti erano i fori ed i
cavicchi.
Si trattava quindi di una chiave
simile, almeno in linea di principio, a quelle attuali.
Dobbiamo però attendere l’epoca
romana, verso il 100 dopo Cristo, quando si perfezionò la lavorazione del
bronzo, per trovare le prime chiavi metalliche.
Se ne sono scoperte di vari tipi
durante gli scavi archeologici a Pompei ed altrove, i frammenti riportati alla
luce testimoniano l’ingegnosità della tecnica di allora, in grado di fabbricare
chiavi maschio e chiavi femmine la cui mandata era resa possibile con l’aiuto di
molle.
L’uso tanto accorto quanto geloso
della chiave, presso i Romani, diede origine alla frase metaforica “sub clavi
esse”, essere sotto chiave, per indicare la segretezza di un affare.
Fino al medio evo, tuttavia, non si
fecero significativi progressi nel perfezionamento della chiave, anzi, si ebbe
una netta decadenza che portò, fino a tutto il secolo X, all’uso di semplici
paletti di legno.
Fu solo con il Rinascimento che si
cominciarono a costruire serrature e chiavi sempre più elaborate e ci si
sbizzarrì a complicarle con fantasiosi disegni ornamentali, come è ben
testimoniato dalla raccolta esistente al museo civico di Milano, nel castello
Sforzesco.
Si promulgarono inoltre, leggi che
prevedevano pesanti “multe et altre pene corporali” per quei fabbri che avessero
modellato due chiavi identiche.
Una curiosità: esisteva una
serratura rinascimentale il cui sistema di sicurezza era più che insolito;
conteneva infatti degli stiletti metallici affilatissimi caricati con delle
molle.
Nel caso un ladro avesse tentato di
introdurre una chiave falsa, sarebbe stato investito da questi minuscoli
pugnali, con le conseguenze che è facile immaginare.
Altri modelli di serrature in
quest’epoca erano assai meno pericolosi e più artistici: ogni paese, infatti,
applicava tipici abbellimenti, come in Germania dove, per solito, si usavano motivi che
si richiamavano al mondo vegetale, in ferro battuto su una piastra a forma di
scudo, o come in Francia, dove quest’arte toccò il massimo di raffinatezza, con
altorilievi e nicchie gotiche in cui si affacciavano statuine di santi.
Si dovette attendere il XIX secolo,
vissuto all’insegna dell’efficienza tecnica, per veder scomparire dalla
serratura ogni superfluo motivo ornamentale.
Non è possibile, comunque,
descrivere particolareggiatamente i meccanismi di tutte le serrature in
commercio, ci vorrebbe infatti un volume formato enciclopedia, tanti sono i
sistemi di riferma, perni, pistoni, spinotti, leveraggi ecc.
Quel che si può dire, in linea
generale, è che ogni chiave, mentre viene inserita nella serratura, si apre una
strada attraverso una serie di meccanismi interni, siano essi lamine, pistoncini
od altro, allineandoli secondo una cifratura prestabilita e permettendo così la
rotazione del rocchetto che a sua volta muove, tramite una leva, catenacci,
chiavistelli, scrocchi o quant’altro costituisca il meccanismo di chiusura.
In questa eterna battaglia fra
guardie e ladri il primato dell’invenzione della serratura moderna va ad un
fabbro inglese, certo Robert Barrow nel 1778. Appena 6 anni dopo, nel 1784, Joseph Bramah brevettò una serratura
semplice e sicura nella quale i meccanismi interni si allineavano all’atto
dell’inserimento della chiave, consentendo la rotazione del meccanismo di
scorrimento del chiavistello.
Questo sistema è tuttora alla base
di vari tipi di serrature di sicurezza.
Bramah era così sicuro
dell’inviolabilità della sua serratura da offrire un premio di 200 ghinee, una
somma notevole per quell’epoca, a chi fosse riuscito ad aprirla con una chiave
falsa o con un grimaldello.
La discreta somma di denaro rimase
nelle tasche del proprietario fino al 1851, quando l’americano Alfred Hobbs, con
mano di velluto e tanta pazienza, in 51 ore di tentativi ne venne a capo.
L’inattaccabilità della serratura
tramite grimaldelli, da sempre il sogno di ogni fabbricante specialista di
questo ramo, si concretizzò per la prima volta nel 1829 quando, all’ombra della
tour Eiffel, monsieur Fichet brevettò la sua serratura di sicurezza.
La sua creazione ebbe un tale
successo che il laboratorio Fichet, ingranditosi ben presto in officina, arrivò
a contare ben 40 operai, un numero inaudito per quell’epoca.
Le serrature, fino ad allora, erano
state tutte montate all’esterno del corpo della porta; nel 1848 il newyorkese
Linus Yale inventò la prima serratura interna, quella che tutti conosciamo.
Si trattava di un cilindretto i cui
perni di riferma si allineavano solo con l’inserimento della chiave relativa,
consentendo la rotazione del rocchetto che a sua volta muoveva il meccanismo di
chiusura.
Sarà interessante capirne il
funzionamento interno, guardando il disegno in sezione allegato all’articolo.
Ciò che determinò il successo della
serratura Yale, oltre alla sua notevole sicurezza, fu il fatto che i meccanismi
che la componevano si potevano costruire industrialmente a basso costo.
Non per niente è ancora oggi il
modello di serratura più diffuso nel mondo, dal quale sono derivati almeno 150 tipi, tutti
regolarmente brevettati.
Le più comuni chiavi per automobile
sono di questo tipo ed hanno, in genere, 5 cilindretti di codifica.
Nella continua ricerca della chiave
inviolabile, un certo Kaba, nel 1922, pensò di trasformare il codice di
riconoscimento della chiave, cioè la dentellatura nel caso della Yale, in una
serie di fori ciechi di profondità e posizione variabile, posti sulle due facce
della chiave anziché sul bordo.
Questa serie di incavi serve a
posizionare i relativi pistoncini posti all’interno della serratura; solo se
sono tutti a posto il rocchetto può ruotare.
Un tale sistema rende problematica
anche una copiatura della chiave tramite fotografia; un lato rimarrebbe comunque
ignoto, inoltre ne esiste una variante che unisce il sistema a fori ciechi a
quello classico a dentelli.
Ne deriva un tipo di chiave capace
di togliere il sonno anche ai più abili scassinatori.
Come fabbricare una chiave falsa
Ma quante fra le serrature
installate sulle porte delle nostre abitazioni od uffici hanno un tale potere e
quali, al contrario, dandoci una falsa sicurezza, sono una manna per la
“Grassatori & Scassinatori S.p.A.” ?
Cominciamo dal tipo di serratura più
diffuso al mondo, della quale sono dotate milioni e milioni di porte (non sto
esagerando!) ; la serratura a dentelli.
Mi capita spesso di vederla montata
su porte assai robuste, magari c’è chi, per maggiore tranquillità, ne fa
installare addirittura due!
Che brutto colpo deve essere stato
per costoro leggere sui quotidiani la notizia, recente, dell’arresto di una
banda di scassinatori che fornivano alla malavita romana chiavi false di ogni
tipo e chiavi a dentelli perfettamente riprodotte a partire da una semplice
fotografia dell’originale.
Tra i materiali sequestrati c’era
anche la “pistola-grimaldello”; questo sofisticato arnese da scasso ha una lama
seghettata che si inserisce nel foro della serratura.
Premendo il grilletto la lama scatta
verso l’alto spingendo i pistoncini e facilitandone l’allineamento, basta poi
una mano ferma e un po' di pazienza e a poco a poco il grimaldello ruota aprendo
la serratura.
Ma questo è già uno strumento
sofisticato, difficile da reperire al di fuori del “giro” della malavita, c’è
invece un altro sistema per riprodurre fraudolentemente una chiave a dentelli, a
patto di poterla avere in mano solo per una manciata di secondi.
Tale metodologia è alla portata di
tutti, anche del ladro più scalcinato; voglio illustrarvi come si fa, passo dopo
passo, affinché siate in grado, volendo, di fare un esperimento per capire la
facilità della cosa e provvedere, di conseguenza, a far installare sulla vostra
porta una serratura più sicura.
Se qualcuno volesse contestarmi che
così facendo diffondo dei segreti che qualche disonesto potrebbe usare a proprio vantaggio, devo subito chiarire
che quanto dirò, nella “scuola di ladri” rappresenta appena l’esame di prima
elementare!
Ben più sofisticate ed
insospettabili tecniche vengono usate a nostro nocumento!
Abbiamo già visto il funzionamento
della chiave a dentelli nel disegno in sezione allegato. Tale disegno è
semplificato, eliminando tutti quei meccanismi che non servono alla comprensione
immediata del funzionamento.
La relativa didascalia avrà chiarito
ogni dubbio.
Osserviamo ora, nell’illustrazione
successiva, come si deve procedere: Innanzitutto si costruiscano i due
stampi in legno seguendo fedelmente il disegno, completo di misure.
Questo lavoro, come anche i
successivi, richiede solo un’abilità manuale a livello di hobbista, una spesa
ridicola, ed il seguire fedelmente le semplici istruzioni.
Ci si procuri ora, presso una
fabbrica di ceramiche, della semplice argilla, la si riscaldi manipolandola
qualche momento e la si schiacci accuratamente nei due stampi precedentemente
preparati.
Poi, con un filo di acciaio tenuto
ben teso tra le mani, si livelli l’argilla. Per lavorare meglio, possiamo usare
un comune seghetto da traforo con la lama montata alla rovescia e ben tesa.
Ora, con del comune borotalco,
cospargete le due superfici dell’argilla e poi spazzolatele delicatamente con un
pennello morbido, togliendo l’eccedenza di borotalco. Lo stampo è pronto.
Prendete ora una chiave a dentelli e
appoggiatela su uno dei due stampi, lasciandone sporgere una parte
dell’impugnatura, come da foto.
Sovrapponete ora i due stampi, che
corrisponderanno perfettamente grazie ai due perni-guida evidenziati nel disegno
costruttivo e nelle foto.
Premete fortemente le due parti fra
di loro, magari salendoci sopra con i piedi, aprite ora gli stampi ed estraete,
con molta delicatezza, la chiave, curando che non si formino crepe o rilievi
sull’argilla.
Cospargete ancora una volta
l’argilla delle due parti con il borotalco e poi soffiatene via
l’eccedenza.
Avete ora, nelle vostre mani,
l’impronta della chiave originale.
Come da particolare della foto,
rifilate la parte dell’impronta verso l’impugnatura della chiave, con un
temperino e riunite le due parti dello stampo, fissandole con un forte elastico
o con alcuni giri di nastro adesivo.
Procuratevi ora, in un negozio di
idraulica, una bacchetta di piombo per saldature.
Fatela fondere in un pentolino messo
sul fornello a gas della cucina. Basteranno pochi minuti. Meglio non usare il
pentolino con il quale vostra moglie prepara il the delle cinque, ciò vi
causerebbe dei problemi, quando la consorte scoprisse come lo avete
ridotto.
Versate il metallo fuso nello
stampo; lo spazio nell’argilla rifilata in precedenza, fungerà da minuscolo
imbuto.
NOTA IMPORTANTE: Se non volete che
quest’ultima parte del lavoro lasci sulle vostre mani un ricordo indelebile,
usate dei robusti guanti da lavoro! Il piombo fonde alla temperatura di 327
gradi!
Lasciate raffreddare il tutto ed
estraete il moncone di chiave dallo stampo.
Ovviamente la copia così ottenuta è
di un metallo troppo tenero per essere usata come una chiave vera, per cui si
ricorrerà ad una di quelle macchinette standard per duplicare le chiavi, che
ogni negozio di ferramenta possiede.
Facile vero? Ebbene, se è stato facile
per noi, quanto lo è per chi fa lo scassinatore di professione!
Cosa fa, signor Rossi? Spaventato
dalla facilità con la quale si può riprodurre la chiave di casa sua, vuole
applicare all’uscio un grosso lucchetto?
Ma non ha ancora visto, in un altro
disegno
allegato all’articolo, che basta dare un deciso colpo di martello nel punto
giusto ed il lucchetto, in virtù della forza d’inerzia, si aprirà di colpo?
basta solo farci un po' la mano ed il gioco è fatto!
Non corra adesso dal ferramenta ad
acquistare una nuova serratura per sostituire quella della sua porta; finisca
prima di leggere tutto l’articolo! Così saprà cosa acquistare e non correrà il
rischio che il commerciante le consigli, sbagliando, una serratura a doppia
mappa, affermando che si tratta di un modello sicurissimo.
Ciò era vero qualche anno fa, ma
oggi non è più così: ogni volta che si inventa un nuovo modello di serratura,
c’è sempre chi si dedica a scoprire il modo di violarla.
Per la serratura a doppia mappa è
andata proprio così; dopo molti anni di grande diffusione, motivata dal suo
prezzo di acquisto ragionevole e dalla sua buona sicurezza, qualcuno ha trovato
il suo tallone d’Achille.
Sfatiamo una leggenda metropolitana
Ho avuto modo di leggere su vari
quotidiani, specialmente in seguito a furti particolarmente eclatanti, la storia
del segno di forma circolare, una specie di graffio, che potreste trovare sulla mostrina
della vostra serratura a doppia mappa.
Questi trafiletti consigliano di
fare una prova per constatare che le vostre chiavi non abbiano sporgenze,
anelli, portachiavi od altro che, aprendo e chiudendo, possano essere
responsabili di quel segno circolare.
In caso contrario avreste ragione di
preoccuparvi poiché ciò starebbe ad indicare che uno scassinatore sta cercando
di fare una copia della vostra chiave.
Nulla di più fantasioso ed
inesatto!
Vi sembra logico che un ladro,
esperto ed attrezzato con dispositivi sofisticati, lasci una traccia così
evidente delle sue intenzioni, quando basterebbe coprire la mostrina della
serratura con un pezzetto di nastro adesivo, per lavorare in tutta tranquillità
senza lasciare alcun segno?
Oltretutto la tecnica usata per fare
l’impronta della chiave non prevede alcuno strumento che debba ruotare!
Altri "consigli" trovati su un
quotidiano, suggerivano di cercare tracce di sostanze simili alla plastilina od
altre sostanze oleose che prima non c’erano, affermando che in tal caso c'era
motivo di preoccuparsi.
Infatti ciò indicherebbe che
qualcuno ha fatto lo stampo della vostra serratura introducendo, nel foro della
chiave, una speciale cera che solidifica pochi minuti dopo essere stata
mescolata con un apposito catalizzatore.
Precedentemente però avrebbe
spruzzato, all’interno dei meccanismi, del lubrificante siliconico con una
bomboletta spray, allo scopo di non far aderire la cera dello stampo con le
parti interne della serratura.
Pertanto, un’altro segnale del
pericoloso interesse di qualche scassinatore per la vostra serratura sarebbe
l’improvviso ed ingiustificato aumento della scorrevolezza della stessa.
Sempre secondo il parere
dell'estensore dell'articolo sul quotidiano in oggetto, un esperto sarebbe in
grado di procedere alla costruzione artigianale di una copia della chiave,
partendo dallo stampo così ottenuto.
Il mio parere, al contrario, è il
seguente: Introducendo all'interno di qualsiasi serratura del materiale plastico
bicomponente, o delle cere catalizzabili, o quel che volete, non solo tutto
questo si espanderà all'interno dei meccanismi impedendone la successiva
estrazione, ma anche se fosse possibile recuperare questo "stampo" si potrebbe
ottenere, tuttalpiù l'impronta delle lamelle di codifica o dei dentelli della
serratura in posizione di "riposo", cosa che non fornisce alcuna informazione
sulla forma della relativa chiave.
Basta osservare un momento il
disegno prospettico dell'interno di una serratura a "doppia mappa" per rendersi
conto immediatamente di ciò.
Il sistema per ottenere l'impronta
della chiave è solo quello descritto più sopra, quindi attenzione a non lasciare
incustodite quelle della vostra casa neppure per un minuto! Come ho già
dimostrato, un malintenzionato attrezzato e capace, può farne una copia in un
batter d'occhio facendovi, prima o poi, una visita senza essere invitato!
Torniamo ora al discorso dei segni
sulla mostrina della serratura: l'unica traccia che dovete temere è l'eventuale
presenza di piccolissime tracce di lucido da scarpe sulla mostrina della
serratura.
Cosa significa? E’ semplice: un
ladro ha già fatto una copia della vostra chiave, ma il lavoro non era perfetto,
le tolleranze meccaniche erano eccessive e la chiave non funzionava.
Allora il malvivente ha cercato di
capire in quali punti i dentelli della chiave erano troppo lunghi o corti. Sto
parlando di qualche centesimo di millimetro, sia chiaro!
A tal fine ha sporcato la parte
esterna dei dentelli con un velo di lucido da scarpe ed ha provato la chiave
nella vostra serratura, notando quali punti si pulivano toccando le lamine o i
dentelli interni della serratura che determinano il codice di ogni chiave.
Ha poi estratto la chiave,
rettificandola con opportuni colpetti di lima a sezione triangolare per
orologiai, cercando così di raggiungere gradualmente il giusto codice.
A questo punto, se la vostra casa non è
stata svaligiata, evidentemente il ladro è stato disturbato dal passaggio di
qualche inquilino o comunque c’è stato un contrattempo che ne ha interrotto il
lavoro; lo dimostra il fatto che ha lasciato tracce visibili che vi hanno messo
in allarme.
Uno scassinatore capace
difficilmente commetterebbe un simile errore, stavolta siete stati fortunati! ma
certamente il nostro “amico” tornerà presto a completare la sua opera!
Come prevenirlo? Se, come dicevo
prima, notate delle piccolissime
tracce di sostanza nera sulla mostrina della serratura, prendete un pezzetto di
carta e pulitela, osservate ora la
carta: si tratta di qualcosa di colore nero? annusatela! si, proprio così!
Annusate la carta ed anche la serratura.
Ha il tipico odore di acquaragia del
lucido da scarpe? Se è così i "soliti ignoti" hanno preso di mira la vostra
serratura e stanno preparando una copia della chiave, in attesa del momento
propizio per colpire, ergo,
chiamate una persona competente e chiedetegli un parere.
Se anche costui conferma i vostri
timori, fategli sostituire senza indugio la serratura, approfittando
dell’occasione per passare ad un tipo più recente e sicuro.
Attenzione però ad un particolare!
Se la vostra porta non è una blindata, evitate nel modo più assoluto di
acquistare un modello di serratura che si apre, dall’interno, con un pomello
che, ruotando, inserisce o toglie le mandate.
Questo sistema può sembrare assai
più pratico, in quanto elimina la necessità di usare la chiave per comandare la
serratura dall’interno, ma un eventuale ladro potrebbe facilmente ritagliare,
con una sega a tazza, un foro sul legno della porta, introdurre una mano
e...oplà! girare il pomello, in barba al tipo di chiave più o meno sofisticata,
che avevate scelto.
Un’altra cosa: Le serrature
dell’ultima generazione sono quasi sempre progettate mantenendo le dimensioni e
la posizione degli attacchi dei modelli obsoleti precedenti.
Quindi se la vostra porta blindata
monta una serratura a doppia mappa di prima generazione, marca XY, informatevi
presso il vostro serraturiere di fiducia, circa l’esistenza di un nuovo modello
della stessa marca, completamente compatibile con il vostro e magari del tipo
con chiave non riproducibile, della quale parlerò più avanti.
Ciò consentirà all’artigiano di
eseguire il lavoro in un tempo molto minore ed inoltre non sarà necessario
modificare pesantemente gli alloggiamenti all’interno della porta, magari
danneggiandola.
Tutto questo si tradurrà per voi in
un discreto risparmio di spesa unito ad un notevole incremento della
sicurezza.
Leggete qui di seguito, osservando
anche il disegno relativo alla “chiave componibile” che, come al solito, vale
più di mille parole.
Naturalmente, in questo caso,
occorre che il ladro sia un po' più esperto ed attrezzato che nel caso della
serratura a dentelli, di cui ho parlato prima.
Tre sono le tecniche in uso per
falsificare questa chiave: la prima, e più banale, prevede, come
nell’esperimento precedente, la possibilità di avere in mano la chiave per
qualche secondo, al fine di prenderne l’impronta con lo stampo d’argilla.
La seconda, più sofisticata,
consiste nell’osservazione, tramite un endoscopio medico, chiamato in gergo
“sondino”, delle lamine interne della serratura, attraverso la toppa che, nel
caso della doppia mappa, ha un foro di circa 70 mm quadrati.
Controllando lo stato di usura delle
varie lamine di cifratura, un esperto può arrivare a ricostruire la combinazione
della chiave.
La terza tecnica consiste nella
semplice osservazione, ad occhio nudo, della chiave addirittura mentre è nelle
vostre mani.
Quest’ultimo sistema è riservato
solo ai “chiavari”, così sono denominati in gergo questi scassinatori, veramente in gamba, pochissimi per
nostra fortuna.
A costoro basta ricordare come sono
codificati due quarti della chiave per ricostruirla interamente.
Molti “chiavari”, hanno a disposizione la cosiddetta
“chiave componibile” ; si tratta di un affusto di chiave della stessa dimensione
delle chiavi a doppia mappa che si accingono a contraffare.
Su questo affusto vengono inserite
delle “mappe” ognuna delle quali corrisponde a una diversa possibilità di
cifratura della chiave.
L’esperienza dello scassinatore è
determinante, in questa fase, per inserire le cifre giuste e nel giusto ordine,
ma in caso di incertezza, basterà fare due o tre chiavi di prova.
Montata in questo modo la chiave, si
fissa il tutto con un minuscolo bulloncino e si procede all’apertura della
serratura.
Ad onor del vero, debbo dire che,
della chiave a doppia mappa, esiste già una “seconda generazione”; la cifratura
di questa è a “costanza
variabile”, a differenza di quella di “prima generazione” che era invece a
“costanza fissa”.
La differenza consiste nel fatto che
i denti opposti, nel vecchio modello, avevano la stessa distanza che si ripeteva
in tutte le posizioni, mentre nel modello più recente tale distanza è irregolare
e varia a seconda della posizione.
Tale particolarità costruttiva rende
inutilizzabile il sistema di copiatura con la chiave componibile, mentre è
ancora possibile contraffarla con gli altri metodi.
Ma allora, che difesa abbiamo contro
così abili ed agguerriti “professionisti”?
Diciamo subito che se i ladri
vegliano, i costruttori di serrature non dormono!
I chiavari, infatti si procurano
ogni tipo di serratura per smontarla e scoprirne il tallone d’Achille, ammesso
che ve ne sia uno; la loro carriera inizia, naturalmente, con le serrature più
semplici per proseguire via via con i modelli più sofisticati, autocostruendo
artigianalmente i vari tipi di grimaldello
ed integrandoli con strumenti a volte sofisticati, a volte incredibilmente
semplici e tuttavia perfettamente in grado di attaccare quel certo punto debole
di quella certa serratura.
Proseguono poi facendo esperienze su
tali dispositivi fino a conoscerne ogni più recondito segreto.
Naturalmente costoro debbono avere
una naturale e spiccata predisposizione per la comprensione del funzionamento
dei dispositivi meccanici, una notevole abilità manuale e, dobbiamo ammetterlo,
una intelligenza molto viva, anche se, dal nostro punto di vista, usata a fini
perversi.
Voglio raccontare, a titolo di
esempio, la tecnica usata dai “chiavari” per aprire quelle serrature
che erano assai comuni sulle porte delle case negli anni fra il 1910 ed il
1940.
Si trattava di serrature
concettualmente simili a quelle delle porte interne che tuttora usiamo ma, per
migliorarne la sicurezza, venivano inseriti dei dentini nel corpo della
serratura che impedivano la rotazione di una eventuale chiave falsa.
Il sistema studiato dai “chiavari”
per prendere l’impronta era semplice e geniale; inserivano una chiave grezza,
ossia senza le incisioni di codifica, che avesse gli intagli opportuni per
entrare nella toppa, dopo averne cosparse le due facce con un sottilissimo
strato di cera lasciato gocciolare da una candela accesa.
Poi giravano delicatamente la
chiave, ancora calda, nella serratura, fino a toccare i dentini di sicurezza, la
estraevano e controllavano dove i dentini aveva lasciato la loro impronta sulla
cera.
A questo punto tagliavano la chiave
grezza nei punti opportuni con una piccola limetta a sezione quadra e, se
necessario, ripetevano l’operazione fino ad ottenere l’apertura della
porta.
Era più facile a farsi che a dirsi,
in meno di dieci minuti il ladro entrava nell’appartamento.
I serraturieri, dal canto loro,
hanno sempre fatto tesoro delle informazioni ottenute in seguito ai furti
effettuati con destrezza,
ribattendo colpo su colpo, perfezionando le serrature e cercando di eliminare
quei punti deboli che l’opera degli “avversari” aveva evidenziato.
Naturalmente esistono altre
tecniche, oltre alle chiavi false per aprire fraudolentemente una
serratura.
Un'abile scassinatore è in grado di
agire con una serie di grimaldelli, manipolando con destrezza i meccanismi
interni fino a sbloccare e far scorrere il chiavistello.
Le chiavi non riproducibili o di alta sicurezza
E’ giunto ora il momento di parlare
di quelle serrature che, a tutt’oggi, possiamo considerare del tutto sicure e
che costituiscono l’ultima proposta dei fabbricanti.
La maggioranza di queste va sotto il
nome di "cilindro a profilo Europeo"
Sto parlando di quella recente
famiglia di chiavi che, oltre ad avere dei sistemi di cifratura molto complessi,
sono assolutamente irriproducibili artigianalmente.
Ad esempio il modello “787 “della
Fichet ,sulla cui punta sono praticati degli intagli in posizioni e con
profondità variabili.
Ciò consente di ottenere, afferma il
fabbricante, almeno 10 miliardi di combinazioni e non è possibile riprodurla
senza possedere i macchinari originali, poiché una tolleranza di soli 20 micron
rende la copia inefficiente.
Inoltre, all’interno della
serratura, in punti strategici,
sono inseriti molteplici ostacoli in acciaio speciale.
Ciò serve, nel caso venga tentata la forzatura del
rocchetto mediante trapanatura, a deviare la punta e ad opporsi alla
penetrazione della stessa.
I componenti della serratura sono
realizzati con leghe metalliche differenti, al fine di reagire con diversi
coefficienti di dilatazione ad un eventuale attacco con il cannello
ossiacetilenico.
Tale caratteristica costruttiva
vanifica anche i tentativi di strappo o di torsione del cilindro mediante
semplice forzamento.
In altri tipi di serrature, una sfera di
acciaio interna, posta davanti ai cilindretti impedisce, se qualcuno tentasse di
trapanarle, di far presa con la punta.
Anche le leghe metalliche con cui
sono costruiti certi elementi delle serrature ad alta sicurezza, in genere
acciaio carbonitrurato, le rende estremamente resistenti alla trapanazione.
Non crediate, comunque, che le
difese di queste serrature contro gli attacchi portati con grimaldelli od altri
mezzi capaci di applicare grandi forze di torsione, siano solo basate sulla
resistenza degli acciai usati per la loro costruzione.
Al contrario, vi sono elementi
costruttivi che, pur presentando grande durezza superficiale, sono calcolati in
modo da tranciarsi di netto se forzati oltre certi limiti; in tal modo la
serratura si blocca definitivamente, impedendo che il furto possa essere portato
a termine.
Un’altro modello di serratura, il
“Diamant” della DOM è fornito unitamente ad un tesserino di proprietà simile ad
una carta di credito; solo recandosi presso uno dei 150 centri di assistenza DOM
con tale tesserino, si potrà ordinare una copia della chiave che, comunque,
verrà fabbricata in Germania, poiché in Italia, attualmente, non esistono le chiavi “grezze” né le
macchine per lavorarle.
Questa idea delle chiavi
riproducibili solo presentando un tesserino che ne attesti la legittima
proprietà, è una soluzione davvero ottimale poiché elimina il pericolo che
qualcuno possa impossessarsi momentaneamente della vostra chiave e, a vostra
insaputa, recarsi presso un ferramenta e chiederne una copia.
Diversi fabbricanti di serrature si
stanno orientando verso questo sistema.
Ovviamente il tesserino in questione
non andrà conservato insieme alle chiavi; un po' come il numero di codice del
bancomat, il cosiddetto “PIN”, che non va mai trascritto su foglietti, agende od
altro che poi siano tenuti insieme al bancomat stesso.
Considerazioni finali e… ancora qualche consiglio
Rimane da fare un’ultima
considerazione: Secondo una statistica della Questura di Roma la maggior parte
delle intrusioni avvengono senza scasso, con chiavi copiate o sottratte al
proprietario o approfittando della disattenzione degli inquilini, introducendosi
attraverso porte o finestre lasciate inavvertitamente aperte.
La sicurezza, lo ripeto ancora,
dipende anche e soprattutto da un modus vivendi che non lasci spazio a
disattenzioni o leggerezze varie, poiché è su queste che contano molti
malviventi.
Ad esempio: Potreste mai supporre
che la vostra costosa porta blindata possa essere aperta in quattro e
quattr’otto con una semplice pellicola per radiografie? Eppure...
Sarà capitato anche a voi di uscire
di casa per breve tempo e di tirarvi dietro la porta senza dare le mandate!
Ebbene; i soliti ignoti, muniti di
una pellicola di plastica robusta e flessibile, tipo quella usata per le radiografie,
potrebbero infilarla fra il battente ed il telaio della porta, in corrispondenza
della serratura, spingendo indietro lo scrocco, cioè quel perno a molla che
blocca a scatto la porta quando ve la tirate dietro.
Lo scrocco ha una parte tagliata ad
ancia, proprio per permettergli di scattare all’atto della chiusura della porta;
è qui che la pellicola spinge, facendo rientrare lo scrocco e così... apriti
Sesamo! una manciata di secondi e
al vostro ritorno vi attende un’amara
sorpresa.
E’ un sistema semplice ed efficace;
fate la prova sulla vostra porta ma, per maggior sicurezza, prima prendete le
chiavi di casa.
Spero che questo semplice
esperimento vi abbia convinti a non uscire più di casa senza dare le mandate
alla serratura!
Parliamo ancora del cosiddetto
“cilindro europeo”: Si tratta di una serratura per porte blindate che si sta
affermando grazie alla praticità della chiave corta ed alla facilità di
sostituzione del cilindro interno in caso di smarrimento della chiave, senza
dover cambiare l’intera serratura.
Inoltre questo cilindro consente di
progettare diversi sistemi di chiave corta che rispondano almeno alle dimensioni
di massima consentite dal cilindro.
Abbiamo così chiavi che possiedono
dentelli di codifica sul lato stretto, uniti ad incavi laterali o incisioni a
labirinto che ne rendono impossibile la duplicazione.
Al top della gamma, troviamo una
chiave che alla codifica a dentelli speciali, unisce una serie di piccoli
magneti inseriti sulle due facce.
Ogni cilindro è unico e non
riproducibile e l’apertura avviene solo se i codici magnetici e meccanici
corrispondono perfettamente.
Queste serrature non sono possono
essere sondate tramite un endoscopio, poiché la codificazione magnetica non è
visibile ad occhio nudo ed anche perché i magneti sono coperti dal canale della
chiave.
Molto valida è anche la soluzione
dell’abbinamento di due
sistemi di chiusura diversi montati sullo stesso corpo-serratura, definiti
“serratura padronale” e “serratura di servizio”.
Poniamo ad esempio il caso in cui
dobbiate lasciare la chiave della vostra abitazione ad un operaio che debba
effettuare una riparazione in vostra assenza, o ad una persona che si occupi
delle pulizie.
E’ chiaro che se lasciate le chiavi
di casa a qualcuno, quest’ultimo è persona che riscuote la vostra fiducia, ma
non potete escludere a priori che, prima o poi, costui faccia realizzare un
duplicato della chiave da un qualsiasi ferramenta.
Ebbene, la serratura a doppio
cilindro risolve brillantemente questo problema: I perni e le aste della
chiusura possono essere azionati
dal primo cilindro, quello di servizio, magari di tipo europeo, ed è
tramite questo che darete le mandate chiudendo la porta.
Il vostro incaricato, al suo arrivo,
farà l’operazione inversa, aprendo regolarmente.
Quando invece chiuderete la porta
usando la serratura “padronale”, la cui chiave non avrete mai dato ad alcuno, le
aste ed i perni di chiusura verranno azionati come sempre ma la chiave “di
servizio” verrà disattivata ed il suo foro di ingresso bloccato finché la
serratura principale non verrà riaperta.
Spesso le chiavi usate in queste
serrature, per così dire “duplici”, uniscono due diverse tecnologie, come, per
esempio, una “doppia mappa” di seconda generazione ed una chiave “a pompa”, con
conseguente moltiplicazione del fattore sicurezza.
Un’altra bella idea di cui voglio
parlare è il sistema blocca aste: Si tratta di un piccolo dispositivo che va
montato lungo un’asta di una normale serratura, magari una semplice “doppia
mappa”.
Dopo aver chiuso la porta e dato le
mandate, si deve azionare questo dispositivo, una vera e propria serratura, con
la relativa chiave del tipo ad alta sicurezza.
In tal modo le aste della serratura
“doppia mappa” vengono bloccate ed a nulla vale averne la chiave; pertanto il
blocca aste può fare le funzioni della serratura “padronale e di servizio” di
cui sopra, pur non raggiungendone totalmente il livello di sicurezza, ma
evitandovi la spesa di una nuova serratura completa.
Uno sguardo al futuro
Diamo ora uno sguardo alla prossima
frontiera delle chiavi inviolabili; Si tratta di chiavi che integrano,
all’interno dell’impugnatura, un circuito elettronico gestito da un
microprocessore, altamente miniaturizzato.
Verrebbe voglia di definirle “chiavi
del futuro”, ma con la velocità alla quale oramai avanza l’inarrestabile
evoluzione tecnologica, il futuro è già qui!
Una serratura comandata da una
simile chiave, reagirà a qualunque tentativo di effrazione, anche se effettuato
con una chiave meccanicamente identica, non solo mantenendo assolutamente chiusa
la porta, ma anche attivando un allarme acustico che metterà in fuga il
ladro.
Non solo, ma al ritorno del
legittimo proprietario, lo avviserà dell’accaduto, con tanto di rapporto circa
il giorno e l’ora della fallito tentativo di furto.
Non sarà in grado, invece, di
sorridere amabilmente, augurandovi il “bentornato, signore”, ma se diamo tempo
al tempo.....
Alcune case automobilistiche stanno
adottando una chiave simile per l’avviamento del motore di molti loro modelli; e
non sto parlando dei modelli di punta ma di quelli di fascia media.
Inutile, in queste vetture, forzare
la serratura con il classico “spadino”, il motore non si avvierà se non
riconoscerà il codice elettronico che solo la chiave originale possiede.
In conclusione, la sicurezza della
vostra casa dipende da vari fattori: oculatezza nel chiudere la porta sempre con
le mandate, mai lasciare le chiavi incustodite, anche se siamo in ufficio, dove
tutti sono onesti.
Mai far installare una serratura
sicura e poi pensare che rimanga tale fino al giorno del Giudizio poiché, come
ho già detto e ripeto, così come c’è una continua evoluzione nella fabbricazione
di serrature in direzione della robustezza e dell’inviolabilità, così c’è una
continua ricerca da parte del “nemico” del punto debole delle stesse.
Non dimentichiamo, inoltre, che non
c’è nessuna costumanza che obblighi i ladri a penetrare negli altrui
appartamenti attraverso la porta di ingresso, ovvero; non lasciate le finestre
aperte e, preferibilmente, munitele di robusti cancelli.
So benissimo che poi vi sembrerà di
vivere in un carcere ma la società in cui viviamo, nel bene e nel male, è
questa, i ladri esistono e quindi, come dice il vecchio saggio: Se tranquillo
vuoi campare, qualche sacrificio lo devi fare!
Infine, accertatevi che la vostra
porta blindata e i vostri cancelli alle finestre, siano fissati alle mura con
sufficiente solidità e non presentino spazi adatti ad inserirvi un crick a basso
profilo od una binda da camion.
Come fare a verificare tutto ciò e
cosa sono questi due ultimi arnesi? Basta cliccare sul titolo dell'articolo di
maggio di In.Forma dedicato ai cosiddetti “mezzi forti” ossia, porte blindate, cancelli ed inferriate.